11 aprile 2009

Supermarket

Al supermercato porsi, come al solito e con la cortesia imbarazzata di sempre, la tessera fedeltà. La cassiera passò tutti gli articoli, uno a uno, come al solito. Lo scontrino si concludeva con il tradizionale saluto a mio nome. Ma cominciava a seccarmi che il sistema informatico del supermercato memorizzasse e tenesse traccia di tutti i miei acquisti, alcuni dei quali rivelatori di chissà che cosa o potenzialmente imbarazzanti: pannolini, preservativi, shampoo antiforfora.
Nell'elenco di quel giorno di spese distratte e forsennate c'erano anche due barrette di cioccolata, una piccola bottiglia di liquore, e tre pacchetti dei miei sigari preferiti. Tutta roba proibita, insomma. Proibita da mia moglie, s'intende, altrimenti legittima in qualsiasi altra famiglia, per qualsiasi altro uomo nato dopo la rivoluzione francese.
Avevo sepolto la merce a rischio sotto una montagna di acquisti utili per la casa e per i bambini sperando che il volume delle cose nascondesse ogni traccia dei miei peccati, o meglio delle mie libertà, del mio personalissimo piacere.
Mi ero guardato bene intorno al momento di estrarre dagli scaffali i miei sogni di alcool, di cioccolato e di tabacco. La paura che qualche vicina di casa mi vedesse e ne parlasse non mi abbandonava. Da quando poi Matilde, mia suocera, si era data all'informatica non avevo proprio più pace. S'era messa a seguire lezioni base sull'uso del computer in certi corsi serali per anziani, per poi passare con una brillante quanto rapida ascesa, ai corsi di hackeraggio spinto, e quasi per scherzo. Ed era stato il peggio che mi potesse capitare. Non so per quale insana ed innata inclinazione, lei riusciva a fare cose che nessuno dei suoi vecchi maestri di corso era mai riuscito a fare. Intrusioni... non c'era niente di più facile per Matilde, la suocera del desk... la valchiria delle reti. E da quel momento ogni barriera alla mia vita privata era caduta, perchè ogni abilità della maledetta sembrava diretta a controllare ogni mia mossa, ogni mio pieno di benzina, ogni acquisto online, ogni pagamento di bolletta via homebanking.
Ma sapevo bene che questo, probabilmente, non sarebbe bastato. Non l'avrei fatta franca.
No, non ci sarei riuscito se non avessi manomesso, quella stessa mattina, il suo impianto di spionaggio, mettendo fuori uso i banchi di memoria con un velo di silicone che ne inceppava lo scambio elettrico con il resto della macchina infernale. Avrebbe perso dei giorni prima di capire. Io intanto avrei consumato in santa pace le mie barrette dolci e croccanti, avrei tracannato la modesta quantità di liquorino in piena beatitudine, fumando a più non posso con un ebete sorriso sulle labbra. Avrei goduto il piacere del peccato, le piccole felicità dell'uomo che vive senza guardiani.
Questo pensavo mentre la cassiera faceva andare con aria professorale il suo bip bip della lettura codici prodotto. La guardavo e mi sembrava di conoscerla. Ma mentalmente ripassavo tutte le mosse fatte fino a quel momento.E mi dicevo: è tutto a posto, Mario, è ok, l'hai fatto, bravo. E più ancora immaginavo la faccia di Matilde: oscura, viola, nera.... una faccia non illuminata dalla luce del computer, accecata nella sua vita da guardona. Una cosa livida ed inutile.
Gli ultimi bip bip dei codici- prodotto... la tessera fedeltà che scivola, finalmente anonima, anche se per poco, nelle mani della cassiera. Ormai è fatta, è andata. Nessuno sa. Nessuno ha visto.
“Arrivederci, signorina”.
“Arrivederci e grazie. E mi saluti la signora Matilde”.
E come un ladro, in preda al panico, infilo la prima uscita.

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