1 maggio 2009

Letteratura nel quadrante 9

I cinesi vedon l'ora nell'occhio dei gatti. Un giorno un missionario, mentre passeggiava nei sobborghi di Nanchino, s'accorse d'aver dimenticato l'orologio, e chiese ad un ragazzino che ora fosse.
Il monello del celeste impero stette in forse sulle prime, poi si riprese rispondendo: << Glielo dico subito>>. Poco stette, e riapparve con un gattone fra
le braccia e, guardandolo, come dir si suole, nel bianco degli occhi, affermò
senza incertezze:<< Manca poco a mezzogiorno>>. Ed era vero.
Per me s'io mi chino verso la bella Felina, la tanto ben chiamata, onor del suo sesso, orgoglio del mio cuore e insieme profumo dello spirito mio, sia notte, sia giorno, in piena luce e nell'ombra opaca, giù negli occhi adorabili io vedo sempre l'ora precisa, sempre uguale> ora vasta, solenne, grande come lo spazio, senza
divisione di minuti, né primi né secondi,- ora immobile che non segnano orologi, e pur leggiera come un sospiro, rapida come un'occhiata.
E se qualche importuno venisse a disturbarmi allor che riposo gli sguardi in cotal delizioso quadrante, se qualche Genio disonesto e intollerante, qualche demonio del contrattempo venisse a dirmi: <>. <> gli risponderei risoluto <>.
Nevvero, signora, che il madrigale è veramente meritorio, ed enfatico tanto quanto voi? In verità, mi ha mi ha dato tanto gusto il ricamo di questa pretensiosa galanteria, che non vi chiederò nulla in compenso.

CHARLES BAUDELAIRE, Lo Spleen di Parigi

Letteratura nel quadrante 8

La vera specialità della signora Marcia riguarda quel genere di automi
che chiamano orologi animati. Contrariamente agli altri automatismi o carillon celati dentro a bomboniere, pomi di bastone, scatole per pastiglie, flaconi di profumo eccetera, non si tratta generalmente di meraviglie della tecnica. Ma la loro rarità ne guida il prezzo. Mentre quelli tipo Mori di Venezia o tipo chalet svizzero con cucù eccetera sono sempre stati anche troppo diffusi, è estremamente raro trovare un orologio un po' antico, orologio da tasca, cipolla o saponetta che sia, in cui l'indicazione delle ore e dei secondi serva di pretesto a un quadro meccanico.
I primi apparsi erano in realtà solo degli automi in miniatura con uno o due personaggi di spessore trascurabile che battevano le ore su un carillon quasi piatto.
In seguito apparvero gli orologi osceni, così chiamati dagli orologiai stessi che, se accettarono di fabbricarli, rifiutarono di venderli sul posto, e cioè a Ginevra. Affidati a degli agenti della Compagnia delle Indie incaricati di smerciarli in America o in Oriente, giunsero raramente a destinazione, molto spesso furono nei porti europei, oggetto di traffico clandestino tanto intenso che, ben presto, diventò quasi impossibile procurarseli. Se ne fabbricarono non più di qualche centinaio, e i sopravvissuti sono al massimo una sessantina. Un orologiaio americano ne possiede da solo quasi i due terzi. Dalle scarse descrizioni fornite sulla sua collezione- non ha mai autorizzato nessuno a vedere e a fotografare uno solo degli orologi- risulta che i loro fabbricanti non hanno dimostrato questa gran fantasia: su trentanove dei quarantadue orologi in suo possesso, la scena rappresentata è in effetti sempre la stessa: un coito eterosessuale tra due individui appartenenti al genere umano, entrambi adulti, della medesima razza (bianca, o come anche si dice, caucasica) l'uomo è sdraiato sul ventre della donna che è supina(posizione detta "del missionario"). I secondi sono segnati da un ancheggiamento dell'uomo il cui bacino va e viene a ogni secondo, la donna indica i minuti col braccio sinistro (spalla visibile) e le ore col braccio destro (spalla nascosta). Il quarantesimo orologio è identico ai primi trentanove, ma è stato dipinto a cose fatte,trasformando la bianca in una nera. Appartenne a un negriero che si chiamava Silas Buckley. Il quarantunesimo, eseguito con una finezza molto più avanzata, raffigura Leda e il Cigno: i battiti d'ala dell'uccello ritmano ogni secondo del loro turbamento amoroso. Il quarantaduesimo che dicono appartenesse al cavalier Andrea de Nerciat, dovrebbe illustrare una scena della sua celebre opera Lalotte o il mio noviziato: un giovanotto, vestito da servetta con le vesti alzate,viene sodomizzato da un uomo il cui abito, scostandosi, fa intravedere un sesso smisuratamente grosso.

I due personaggi sono in piedi, l'uomo dietro alla cameriera che si appoggia contro lo stipite di una porta. Sfortunatamente la descrizione fornita dall'orologiaio
americano non precisa come siano segnate le ore e i secondi.

GEORGES PEREC, La vita istruzioni per l'uso