29 settembre 2009

Al Sultano Cheelì - 6

Dopo il sogno

Mio Sultano, che tu non abbia ad offenderti se ti ho sognato con tanta familiarità. Se questo offende la tua persona o urta in qualche modo la tua dignità, sii severo con me. Lascia che io apprenda le buone maniere e come si conviene, a un servo, trattare il padrone anche nel sogno.
Ma se dovessi raccontarti favola più bella o delirio più splendente, sempre questo sogno ti racconterei.
Vedo però che a più tristi cose è destinata la mia scrittura. Altro è l'argomento del resoconto che scrivo per te. Forse ho troppo divagato. Abbondanti sono le parole dello sciocco.
Ma è bene che tu sappia fino in fondo il dove e il come di ogni cosa, perché è solo quando l'artigiano passa l'ultimo colpo di vernice che il suo lavoro di giorni è ben visibile. Solo allora esso splende, finalmente tratto fuori dalla bottega oscura e dalle forme approssimative della materia, come l'anello al dito di una donna.

Passammo così qualche ora. Sulpa ebbe un sogno agitato e continuava a muoversi da un seno all'altro dell'ostessa senza trovare la posizione giusta che gli avrebbe donato la serenità. Corenti russava della grossa col capo poggiato ai capelli che la donna teneva raccolti in due grosse trecce. Curiosamente, così messo, Corenti sembrava un coniglio con le orecchie abbassate.
Dormiva abbandonato, compagno solo di se stesso.
Fummo svegliati dal rumore del vento fattosi di nuovo forte. Ma la tempesta la prendemmo dall'ostessa che s'era svegliata nervosa e ci mise alla porta con modi sgarbati dopo aver preso il dovuto dalle mani ritrose di Corenti.
"Ma che ha?" chiese Sulpa.
Secondo Corenti non eravamo stati un granché e la signora non si era scaldata a dovere.
Allora Sulpa ricordò che aveva i suoi anni, che da bambino non era stato mai veramente in salute, che bisognava considerare le infamie patite in guerra e le ingiurie dei lavori nei campi.
Trovammo giusto ogni suo ragionamento. Del resto, le cose che valevano per lui valevano anche per noi.
Giurammo seduta stante di non mettere mai più piede in quella locanda. Con l'animo rinforzato da una decisione che in fondo non ci costava nulla, riprendemmo la strada che ci avrebbe portato lontano alla ricerca di uomini da portare nei tuoi campi.

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