27 giugno 2009

Letteratura nel quadrante 10

A metà strada mi capitò per caso di dare uno sguardo al mio vecchio cronometro d'argento, ricordi dei giorni del Boreal... Come posso ancora perdere la testa per un nonnulla, per un nulla, santo cielo, veramente non capisco! Solo perché le lancette, per pura coincidenza, segnavano le tre e dieci, ossia il momento in cui tutti gli orologi di Londra si erano fermati- perché ogni città ha le sue mille fantasmagoriche dita, ancora puntate sul momento della sciagura- le 3.10, a Londra, una domenica pomeriggio. Me ne ero accorto la prima volta mentre risalivo il fiume, guardando il quadrante del <>, e adesso scopro che tutti gli orologi,
tutti hanno questa mania delle 3.10, di segnare ancora l'ora... della fine del Tempo; di indicare per sempre eternamente quell'unico momento: perché la nube di
scorie polverulente avrà fermato immediatamente il loro meccanismo, facendoli sprofondare nel silenzio assieme agli uomini; ma nel loro insistere in quel minuto determinato avevo trovato qualcosa di solenne, eppure solenne per burla, ironico, e in un certo senso come rivolto a me, che quando il mio orologio ebbe l'insolenza di segnare la stessa ora, mi prese uno di quei parossismi d'affanno, metà per la
rabbia, metà per l'orrore, che avevo ormai quasi dimenticato, da quando ho lasciato il Boreal. Il giorno dopo, ahimè!, mi aspettava un altro di questi attacchi; e
ancora un altro il giorno susseguente.


***SHIEL M.P. La nube purpurea, Adelphi, pag 171

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