27 giugno 2009

Letteratura nel quadrante 13

Il presidio era l'estremo rifugio di chi non voleva assolutamente andare alla guerra. Io ho conosciuto un professore supplente che prestava servizio nella sua qualità di matematico, e che nell'arma di artiglieria rubò l'orologio a un
tenente per poter stare al sicuro nel carcere presidiario. Egli aveva agito così dopo una matura riflessione, perché la guerra non lo attirava né lo entusiasmava. Sparare sui nemici e uccidere dall'altra parte, a forza di spolette e granate, dei supplenti di matematica altrettanto disgraziati di lui, gli sembrava una bela sciocchezza.
"Io non voglio farmi odiare per la mia brutalità," s'era detto, ed aveva eseguito freddamente il furto dell'orologio.
Dapprima esaminarono il suo stato mentale, ma quando ebbe dichiarato che l'aveva fatto per arricchirsi, lo rinchiusero nel carcere presidiario.

***JAROSLAV HASEK, Il buon soldato Sc'veik, pag 90



3

Nessun commento: